“Che i caccia non vengano. Che i piloti siano gentili con noi. Che le bombe non esplodano”. Prega la diciottenne Phyo Phyo prima di scendere nella scuola sotterranea che assomiglia più a una cella umida e buia. La ragazza, intervistata dal quotidiano birmano The Irrawaddy, sa che le sue richieste saranno quasi sicuramente disattese, ma continua a sperare che la guerra e la repressione della giunta militare contro la sua comunità possano cessare al più presto.
Scuole bunker in varie zone dell’ex Birmania
L’aula sepolta in un bunker di cemento si trova nel distretto di Thabeikkyin, nella regione centrale di Mandalay. In una zona controllata da eserciti etnici che si oppongono al regime golpista, la piccola “accademia” per una dozzina di allievi è stata scavata dopo che il giugno scorso un bombardamento aereo aveva colpito una scuola vicina, uccidendo venti studenti e 2 insegnanti.
Dal colpo di stato militare del primo febbraio 2021, gli attacchi dal cielo sono progressivamente aumentati. All’esercito, noto come tatmadaw e guidato dal generale Min Aung Hlaing, si oppone la resistenza di diverse milizie armate, tra le quali gli eserciti di diverse minoranze etniche da sempre ostili alle giunte militari che hanno governato l’ex Birmania e la People’s Defence Force, formata da volontari che sostengono il governo legittimo rovesciato più di quattro anni fa. Quest’ultimo si è riorganizzato in un Governo di Unità Nazionale, dopo che moltissimi suoi membri sono stati incarcerati, come la storica leader democratica e consigliere di stato Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint.
La giovane Phyo Phyo, appassionata di letteratura birmana, ricorda che prima del golpe le giornate a scuola erano libere e divertenti. Ora invece aggiunge:
“Da quando sono iniziati gli attacchi aerei, abbiamo perso la nostra felicità. Gli studenti sono diventati silenziosi. Ma vogliamo un’istruzione, non importa per gli ostacoli”.
Studentessa birmana, 18 anni
Metodi russi. Attacchi mirati ai civili con migliaia di morti
Solitamente nella stagione dei monsoni, fra maggio e settembre, gli attacchi diminuivano, ma quest’anno è andata diversamente. Grazie ai jet, al petrolio e al carburante russo e in particolare a nuovi rifornimenti di droni cinesi, i militari golpisti hanno raggiunto una supremazia nei cieli e condotto in questo breve periodo più di mille attacchi, causando oltre 800 morti.
L’organizzazione ACLED (Armed Conflict Location & Event Data) riporta anche che le vittime totali dal primo febbraio 2021 sono almeno 85mila, una cifra che ha lasciato finora la comunità internazionale quasi completamente indifferente. Anche se non esistono cifre ufficiali, le forze del regime militare avrebbero ucciso (solo con bombardamenti aerei e droni) circa 3.400 civili. A questi morti andrebbero aggiunti tutti coloro a cui è stata tolta la vita in esecuzioni arbitrarie di massa, nelle prigioni attraverso torture, stenti, pene capitali, in incendi di interi villaggi, in seguito ad altri abusi, tra cui stupri.
L’analista di ACLED, Su Mon Thant, ribadisce quella che è una tragica verità della guerra birmana e non solo:
“L’esercito mira alle folle di civili perché vuole accrescerne la paura. Più le persone sono insicure e disperate per la propria sopravvivenza, più rinunciano a sostenere la causa della resistenza”.
Analista di ACLED per la regione Asia-Pacifico
Gli eserciti etnici non dispongono di flotte aeree e di difese anti-aeree. Nella zona di Thabeikkyin, più di 100 chilometri a nord della città di Mandalay, si arrangiano come possono. Sorvegliano i cieli e utilizzano walkie-talkie per trasmettere l’ultima posizione nota dei jet della giunta. Gli allarmi sono trasmessi tramite un microfono collegato a un sistema di altoparlanti che può essere udito fino a 8 km di distanza.
Da Hamas ai militari birmani, l’uso sinistro del parapendio
Ciò accade anche nella regione nordoccidentale di Sagaing, confinante con quella di Mandalay. I contadini coltivano il riso di notte muniti di torce, perché nelle ore diurne è troppo rischioso. Le sirene suonano anche 15 volte.
E proprio qui, lunedì scorso, i militari hanno trovato un nuovo mezzo per attaccare i civili dal cielo anche di notte: un parapendio motorizzato da cui il guidatore ha sganciato due bombe su un centinaio di persone riunito a Thadingyut per il festival della luna piena. Dal velivolo leggero e “sinistro”, già utilizzato negli ultimi anni dai miliziani palestinesi di Hamas contro i civili israeliani, si sono riuscite a colpire a morte 24 individui e a ferirne altri 47.
La People’s Defense Force che controlla e amministra quest’area, aveva saputo che sarebbe giunto un bombardamento ma non ha fatto in tempo a mettere in salvo i festanti. Il parapendio è arrivato troppo presto. E probabilmente non è un caso che sia stato utilizzato proprio quello che anche Amnesty International ha definito “un trend inquietante”.
Alleati della giunta, il ruolo centrale della Cina
La guerra della giunta birmana contro la sua popolazione è sostenuta dai regimi di Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, Bielorussia e da ultimo dell’India, ovvero da quell’asse di dittature, autocrazie, democrature che sta mettendo a dura prova la tenuta delle democrazie in tutto il mondo. Le sanzioni internazionali contro alcuni membri della giunta, alcune aziende e organizzazioni, non sono riuscite a fermare i flussi di armi e rifornimenti da Pechino, Mosca e dai loro alleati.
Tra il 2021 e il 2023 la Cina ha fornito alla giunta birmana armamenti per un valore di 267 milioni di dollari. Inoltre, le industrie belliche di proprietà dello stato cinese garantiscono materie prime, addestramento e progetti per la produzione di ordigni aerei. Pur avendo tacitamente approvato la cosiddetta Operazione 1027 (cominciata cioè il 27 ottobre 2023) di un’alleanza di eserciti etnici (EAOs), che hanno condotto attacchi simultanei e conquistato ampie zone, lo ha fatto soltanto per far rimuovere i cyber scam, centri di truffe che colpivano i cittadini cinesi.
Con l’appoggio della Cina, una nuova fase della guerra
A partire dal 2024, quindi, è tornata a sostenere in ogni modo la giunta. Gli inviati del presidente Xi Jinping hanno cominciato a trattare con le milizie locali lungo il confine cinese e a stringere relazioni diplomatiche sempre più forti con il regime golpista birmano, legittimandolo.
Nei territori frontalieri, a un certo punto la Cina ha tolto la corrente elettrica e minacciato di impedire il passaggio di persone, merci, armi. Queste azioni coercitive hanno costretto nell’aprile 2024 il Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA), un membro dell’alleanza degli eserciti etnici, a restituire al tatmadaw la città di Lashio nello stato Shan, strategica e faticosamente conquistata. Lo United Wa State Army (UWSA), considerato il più potente fra gli EAOs, ha addirittura smesso di supportare gli altri gruppi, dopo che Pechino ha arrestato alcuni funzionari Wa, congelato i loro beni e chiuso i confini.
Non si arrende, invece, il Ta’ang National Liberation Army (TNLA) che ha però perso Nawnghkio sempre nello stato Shan. L’esercito birmano ha poi riconquistato Depayin nel Sagaing, l’autostrada 1 che collega il cuore del Myanmar alla Thailandia, due basi a Bhamo sul fiume Irrawaddy, via di comunicazione fra la parte sud dello stato Kachin e la Cina. Altri eserciti della resistenza stanno guadagnando terreno soprattutto nella parte ovest.
Appelli: fermare le elezioni farsa di dicembre
L’analista Nathaniel Schochet dell’Indo-Pacific Studies Center spiega che il conflitto del Myanmar “è entrato in una nuova fase”. Con il pieno sostegno della Cina, il 31 luglio scorso la giunta militare ha annunciato nuove elezioni farsa per la fine di dicembre. Ha revocato lo stato di emergenza e dissolto il Consiglio di Amministrazione Statale (SAC) istituito dopo il golpe, ma il generale Min Aung Hlaing rimane presidente almeno fino al voto.
Nell’ultimo rapporto di Italia-Birmania Insieme, che sollecita l’UE a rivedere la politica sul Myanmar e a sostenerne il ritorno della democrazia, si legge:
“Tutte le funzioni ‘governative’ sono state trasferite al Consiglio Nazionale di Difesa e Sicurezza. Una strategia di rebranding per aggirare le sanzioni internazionali. L’esercito ha di fatto manipolato il sistema a proprio vantaggio, sia in termini di meccanismi elettorali istituzionali, che di quadro giuridico per la repressione. I candidati alle elezioni: Mya Tun Oo, Jeng Phan, Naw Taung, Myint Kyaing, Thet Khaing Win, Nyo Saw, Thet Thet Khaing sono tutti nella lista dei soggetti sanzionati dalla UE. La giunta ha anche imposto un’ulteriore legge marziale in 63 township, considerate roccaforti dell’opposizione e ha adottato la legge n. 48/2025 che criminalizza il dissenso, imponendo una pena minima di tre anni per qualsiasi ‘espressione scritta’ ritenuta di disturbo”.
Cecilia Brighi, Segretaria Generale di Italia-Birmania Insieme
Anche Human Rights Watch ha denunciato che le elezioni sono uno stratagemma affinché i militari restino al potere sebbene al momento controllino solamente il 21% del Paese.
C’è ancora speranza che i ragazzi escano dalle scuole bunker ritrovandosi in un Paese non più martoriato dalla guerra.
Servirebbe che l’UE, l’ONU, l’ASEAN approvino sanzioni mirate e severe simili a quelle adottate contro la Russia di Putin a favore dell’Ucraina, per fermare una giunta responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità tanto quanto il regime di Putin. E si deve alzare una voce generale che dichiari ufficialmente l’illegittimità del voto che partirà il 28 dicembre.
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Didascalia foto di apertura: Scuola in Myanmar, fonte: The Irrawaddy/AFP







