Viaggio da nord a sud d’Italia attraverso una militanza che prova a risvegliarsi fra crisi di identità, conflitti interni, mancanza di strategia, distacco dalla società e ricerca disperata di un leader.
Casoncelli e pollo al curry. In un territorio egemonizzato dalla Lega Nord, nota per le sue invettive xenofobe, il più importante circolo del Partito Democratico offre un menù di “colori e sapori”. Al banco c’è una ragazza senegalese, mentre seduti ai tavolini, dietro un espresso, tanti anziani militanti, quasi tutti ex comunisti, parlano dei fatti del momento, dal Rubygate alla condizione degli operai Fiat. Brescia è molto diversa da come la dipinge la sua amministrazione di destra (1). In questo quartiere popolare come in centro, gli stranieri convivono da venticinque anni con i locali. In provincia rappresentano il 15 percento della popolazione e una forza-lavoro trainante di industria pesante, servizi e allevamento. Al nord d’Italia l’immigrazione – fenomeno recente cominciato negli anni Settanta – è una questione prioritaria per il PD, unico partito di centro-sinistra in parlamento (2), cui è principalmente affidata l’opposizione al governo Berlusconi.
Nato nel 2007 dall’unione dei progressisti di sinistra e dei cattolici democratici, è accusato però spesso dai suoi stessi sostenitori di essere nebuloso, arrendevole, litigioso, di non prendere le parti dei più deboli, di accontentarsi di una buona amministrazione e di aver rinunciato al sogno di cambiare il mondo. “Anch’io sono stato migrante”, dice Ugo Zecchini, operaio in pensione di 68 anni. “Venendo qui dalla Toscana, ero considerato in modo dispregiativo un meridionale. Per questo mi identifico con gli extracomunitari che lavorano al nord. Le discriminazioni della Lega sono un problema serio che la sinistra attuale ha sottovalutato” (3). Secondo l’anziano militante comunista, ora iscritto al PD e sostenitore di una sinistra riformista, questo autolesionismo avrebbe prodotto un paradosso: molti operai negli ultimi anni hanno votato Lega perché la sinistra sarebbe diventata sempre più incapace di dialogare con i ceti meno abbienti.
Il populismo dello slogan leghista “padroni a casa nostra” avrebbe conquistato chi non ha uno stipendio sufficiente per arrivare a fine mese. “La sinistra di una volta era diversa”, continua Zecchini. “In mezzo alle macerie del dopoguerra s’impegnava per la coesione sociale. Ci aiutava a sentirci protagonisti della rinascita del Paese. La nostra formazione politica iniziava da adolescenti con l’ingresso in fabbrica e l’iscrizione al sindacato, che spesso coincideva con quella al partito. La fabbrica era la nostra università. Attraverso le assemblee diventavamo consapevoli della nostra condizione e di quello che accadeva all’esterno. Sentivamo sulla nostra pelle di poter uscire dalla miseria e dalle disuguaglianze”. A partire dagli anni Ottanta, però, molte cose sono cambiate. Nel bresciano e nel resto d’Italia le grandi industrie si sono disgregate in piccole imprese. I sindacati si sono sempre più divisi fra loro e distaccati dai partiti. Il movimento operaio si è polverizzato, perdendo forza. E con la globalizzazione nuovi lavoratori precari sono rimasti soli e senza voce.
“Per un anno ho inviato candidature senza risposte”, confida Tommaso Gaglia, un ventisettenne laureato in lettere che cerca di ridare vita a questo circolo con diverse attività culturali, come cineforum, cene multietniche, musica live. “Noi giovani non abbiamo un’idea del futuro, ma non dobbiamo cadere nell’individualismo. Dai tempi del liceo mi occupo di politica perché voglio trovare un percorso concreto per cambiare le cose, come ha fatto la generazione di Zecchini”. Sono lontani i tempi delle scuole di partito. “Siamo più fortunati dei nostri padri”, aggiunge il ragazzo. “Abbiamo studiato e vissuto una giovinezza agiata, ma non abbiamo alcuna formazione politica. Il partito non investe abbastanza in essa e i luoghi di aggregazione sono venuti meno”.
Il piano sopra al circolo, dove si trovano gli uffici spaziosi del PD, è un crocevia di militanti e dirigenti. Pietro Bisinella, 45 anni, è segretario regionale e sindaco di un comune divenuto simbolo di convivenza fra autoctoni, indiani e pachistani, che lavorano nelle aziende agricole. Il trentacinquenne Michele Orlando, governa una città roccaforte della sinistra e come i giovani politici del PD detti “rottamatori” auspica un rinnovamento dei vertici. Una delle militanti più attive, Gloria Bargigia, di 29 anni, spera che lo svecchiamento coinvolga anche la base: “I miei genitori erano socialisti e mi hanno trasmesso la passione politica, ma mi sento un’aliena. Tra i miei coetanei, pochi sono tesserati. La militanza continua a essere delegata agli anziani”, racconta prima di riprendere il volantinaggio quotidiano.
In un caffè letterario del centro, accanto all’università, i ventenni del piccolo sindacato studentesco “Sinistra per” appaiono più fiduciosi. Sono cresciuti dopo il crollo del muro di Berlino, durante “Mani Pulite” (il sisma giudiziario che portò alla crisi dei partiti storici e alla seconda repubblica italiana) e con il berlusconismo (4), ma sperano nella riaffermazione dei valori fondanti della sinistra: “Innanzitutto l’uguaglianza delle condizioni di partenza”, spiega Federico Micheli, studente di filosofia. “La riforma dell’università, voluta dal ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini che qui a Brescia si è laureata, taglia i fondi pubblici, ovvero l’accesso a borse di studio, residenze, mense. Come si fa a premiare il merito, base della democrazia, se non abbiamo tutti le stesse opportunità?”. Micheli pensa che l’attuale governo di destra tenga in poco conto la cultura. Concerti, corsi di fotografia, feste, dibattiti, il giornale dell’ateneo e facebook gli servono per promuovere la sua idea di sinistra. “A volte – continua – mi sconforta che l’attenzione al bene comune non interessi ai ragazzi. Ma resisto, perché come diceva Antonio Gramsci ‘odio gli indifferenti’”.
A Prato, primo importante comune dell’Italia centrale, il vento di tramontana soffia da due giorni. Si percepisce un sentimento comune di rassegnazione. Si aspetta che passi la bufera come quella che da qualche anno ha travolto questa città della Resistenza contro il nazi-fascismo ed ex baluardo della sinistra nella regione “rossa” della Toscana (5). Dopo 63 anni, nel 2009, il comune è passato al centro-destra, all’apice di una crisi economica che si è abbattuta sul distretto tessile più importante d’Italia. Negli ultimi sei anni si sono persi oltre 10mila posti di lavoro, ai quali si aggiungono circa 18mila precari. Sulla CGIL, il sindacato italiano più antico e storicamente legato alla sinistra (6), grava la responsabilità di trovare delle soluzioni.
“Negli anni Settanta, quando diventai delegato sindacale, pensavo forse ingenuamente che attraverso la militanza avrei potuto migliorare il mondo”, dichiara Manuele Marigoldi, un cinquantenne segretario della Camera del Lavoro della CGIL. “Senza l’azione collettiva, le mie aspirazioni sarebbero state velleitarie. Ma il senso di appartenenza dipende dalla capacità di incidere nelle lotte. Con l’internazionalizzazione dei mercati i diritti dei lavoratori sono sempre più a rischio e la politica non conta più nulla”.
Fino a dieci anni fa Prato non dormiva mai. Le sue fabbriche erano aperte 24 ore su 24. L’inizio della concorrenza di Cina e India ha fatto sì che l’occupazione diminuisse e che il turno di notte fosse cancellato in quasi tutte le aziende. L’attenzione dei media e della politica, però, si è concentrata sulle migliaia di cinesi che hanno creato in città un cosiddetto “distretto parallelo” di confezioni, dove sono diffusi traffici illeciti e lavoro irregolare (7). Per vincere le comunali il centro-destra ha fatto leva sul problema della sicurezza e della legalità.
“La crisi di Prato non è riconducibile ai 25mila cinesi che vivono qui, ma piuttosto a quelli nella Repubblica Popolare!”, dice con enfasi Marigoldi. “Basta con le menzogne. I cinesi a Prato non si occupano di tessile, ma di abbigliamento. Non sono dei concorrenti, ma potrebbero essere dei clienti. La soluzione della crisi è nella sinergia: noi produciamo i tessuti e invece di farli confezionare in Romania li potremmo affidare a loro”. Questa è l’idea di sinistra e di progresso del sindacalista: “Costruire un rapporto con i cinesi significa regolarizzarli e liberarli da una condizione di schiavitù. Per far rinascere Prato serve un disegno di emancipazione per tutti”. Il suo telefono continua a squillare, ma ci tiene a evidenziare che “qui la destra ha vinto perché la sinistra ha vissuto troppo di rendita e non ha saputo ridare fiducia nel futuro. Il risultato è stato che gli operai non sono andati a votare”.
In un Paese in cui l’astensionismo è in crescita nonostante il raggiungimento del quorum all’ultimo referendum del 12-13 giugno, Ilaria Bugetti, 37 anni e segretario provinciale del PD, dice di aver ben chiaro che cos’è di sinistra: “Scuola e sanità pubblica, servizi essenziali accessibili, integrazione degli immigrati. Dagli anni Novanta c’è stato un terremoto di cui paghiamo ancora le conseguenze con la crisi delle ideologie e dei partiti, e l’entrata in politica di Berlusconi. Lui ha inventato un modello sociale e introdotto il personalismo in politica, per cui conta più il leader delle cose che si dicono”.
Bugetti, seduta in un caffè del centro, si commuove ricordando una guida carismatica molto diversa, Enrico Berlinguer, segretario del PC dal 1972 alla sua morte nel 1984. Oggi è uno dei leader della sinistra più rimpianti. C’è nostalgia per un punto di riferimento ormai lontano che, nonostante il carattere schivo, era stimato per la sua visione del futuro, la sua passione politica e la sua caratura morale.
Nella Casa del Popolo di Coiano, fulcro della militanza di sinistra in città, campeggia un suo ritratto in bianco e nero. “Ho costruito io questa Casa nel ’75”, racconta il settantenne Mario Bensi, colonna storica dell’attivismo e di questo circolo del PD con 550 soci. “Sono momenti difficili per la militanza. Fino a dieci anni fa i ‘compagni’ venivano a prendere il caffè e aprivano discussioni infinite. Ora i partiti non hanno più il rapporto con la gente. Più che l’ideologia si sono persi i valori, soprattutto la solidarietà. Ognuno pensa a sé. Forse il berlusconismo è in ognuno di noi. Il premier con la sua politica, le sue televisioni, le sue leggi ad personam, è riuscito a spegnere il senso critico. I militanti sono diventati distaccati e qualunquisti. Dicono ‘tanto è tutto uguale’”.
È opinione comune che la sinistra abbia lasciato strada libera a Berlusconi, senza cancellare il suo conflitto di interessi quando è stata al governo. Il berlusconismo, inteso come culto dell’apparenza e del benessere, spettacolarizzazione della vita e creazione di tifoserie politiche, avrebbe contagiato la sinistra anche in un altro modo: “A causa del loro nepotismo i dirigenti sessantenni hanno schiacciato i giovani più validi. Ecco perché adesso si dice che non ci sono leader all’altezza di contrastare la destra”, spiega Sergio Puggelli, militante che su questo argomento ha scritto un libro.
È sera e seduti ai tavoli di questo circolo, arredato come una grande baita di montagna, decine di anziani giocano a carte. Altri gareggiano a biliardo, mentre dei ragazzi di quartiere guardano il calcio su un video-schermo. Dopo cena verrà proiettato un film sulla deportazione nazista e l’indomani si terrà un pranzo per 300 disabili. Nonostante le difficoltà, la Casa del Popolo rimane uno spazio importante di aggregazione, aperto anche ai matrimoni delle comunità di immigrati. Ciò fa sperare la sinistra, in una città dove la Lega Nord ha avuto un buon risultato elettorale e in cui è giunta l’estrema destra di Azione Giovani e Casa Pound.
Al sud d’Italia la sinistra è sempre stata meno radicata, ma in Puglia dal 2005 è arrivata a governare per la prima volta grazie ai consensi ottenuti da Nicola Vendola, che si fa chiamare Nichi, presidente della regione al secondo mandato. Questo politico post-comunista, dichiaratamente omosessuale e cattolico, è diventato uno dei protagonisti più popolari della scena politica nazionale. Dopo essere uscito da Rifondazione Comunista, l’anno scorso ha fondato Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), un neonato partito che ambisce a “contribuire a costruire una nuova larga sinistra in Italia e in Europa”.
I principi fondamentali di SEL sono pace e non violenza, lavoro e giustizia sociale, sapere e riconversione ecologica dell’economia e della società. (8). Non è chiaro che tipo di alleanze stringerà con il Partito Democratico in un eventuale nuovo governo, ma intanto in esso si stanno riconoscendo gli orfani di una Rifondazione indebolita, dei Democratici di Sinistra che non hanno aderito allo spostamento verso il centro cattolico del PD, dei movimenti no global e di una sinistra più radicale. A Bari, capoluogo dove è nata la militanza vendoliana, la situazione sembra ribaltata rispetto ai circoli del PD. Se a Brescia c’era molta autocritica, qui regna l’entusiasmo, soprattutto verso il leader. Tra i sostenitori più attivi si trovano molti giovani che militano nella “Fabbrica di Nichi”, un piccolo gruppo intitolato al governatore, che in meno di tre anni è stato replicato in tutta Italia e anche all’estero.
Qui Vendola viene percepito come una assoluta novità. “Siamo nati come comitato elettorale per Nichi ispirandoci a Organizing for America di Obama” (9), spiega un trentaduenne di origini canadesi che si fa chiamare Ed e che ha curato il design della Fabbrica di Bari. “Dopo la riconferma di Nichi a governatore, ci siamo trasformati in un nuovo laboratorio di attivismo”, aggiunge con enfasi un altro trentenne, Roberto Covolo. In Fabbrica sono tutti volontari e non necessariamente iscritti al partito. La sede è accogliente, colorata e luminosa. Tutto l’arredamento è in materiale riciclato: armadi di cartone, taniche luminose, bidoni di latta al posto di sgabelli.
Una ventina di giovani adulti, età media 30 anni, trascorre la maggior parte del tempo su Internet per tenere i contatti con le altre Fabbriche: “La nostra fan page ha 80mila followers, quella di Nichi 400mila. Ma alla mailing list di Bari gli iscritti sono solo cento”. Covolo ammette che anche per loro è difficile attirare nuovi militanti, soprattutto se non si ricorre al marchio “Nichi”, che compare su gadget come magliette e asciugamani per la spiaggia. Diversi osservatori dicono che il segretario del PD, Pierluigi Bersani, non è abbastanza carismatico, ma accusano Vendola di essere persino “populista” o “un Berlusconi rosso” (10). I “fabbricanti” replicano: “Noi sfruttiamo il lato positivo del leaderismo per coinvolgere più persone. Oggi è più facile riconoscersi in un individuo che in un riferimento culturale. In più Vendola è una brava persona, cosa non scontata in Italia”.
I militanti sono affascinati dalla sua affabulazione, ovvero la capacità di parlare di politica con un linguaggio caldo e poetico, ma che risulta anche difficile e barocco. Rispetto ai sostenitori del PD si definiscono più laici, ambientalisti e attenti ai diritti dei lavoratori, ma le loro attività riguardano soprattutto la comunicazione. Lo slogan ottimista “C’è un’Italia migliore” viene ripetuto come un mantra, così che si ha a volte l’impressione di stare in un’agenzia di pubblicità. Il vendolismo è propagandato come una novità nel vuoto della sinistra, ma i “fabbricanti” esitano a mettere a fuoco contenuti, programmi, una strategia di sviluppo del mondo.
Per questo bisogna spostarsi nella sede di SEL, più spoglia e meno solare di quella della Fabbrica, dove la trentacinquenne Annalisa Pannarale, segretario regionale, insiste sull’impegno per inserire donne e giovani nella politica di un Paese troppo vecchio e maschilista. Assoluta priorità, inoltre, sarebbe il potenziamento delle energie rinnovabili, che la Puglia esporta nel resto del Paese. Il buon governo vendoliano è associato anche alla confisca di beni mafiosi e all’aumento del turismo.
Tuttavia in questa regione, una delle più belle d’Italia per patrimonio naturale e artistico, restano grandi problemi. Il sistema sanitario, su cui la Procura di Bari sta indagando (11), è in grave crisi come in gran parte dell’Italia e il piano regionale che intende chiudere 18 ospedali ha suscitato malcontenti. Reparti di eccellenza rischiano di sparire. Diversi medici continuano a lavorare con contratti precari e turni di reperibilità sottopagati. I pronto-soccorso sono sovraffollati e le liste d’attesa infinite. Il potenziamento dell’eolico è avversato da alcuni ecologisti per il suo impatto ambientale. Il settore agricolo è in calo.
Le stesse politiche giovanili, che i vendoliani apprezzano, non avrebbero inciso granché sulla disoccupazione, che per la fascia d’età dai 15 ai 24 anni è del 34 percento. L’Apulia Film Commission, che vuole implementare le produzioni cinematografiche su set regionali, non è esente dalle critiche. Secondo un operatore cinematografico, non valorizzerebbe le competenze locali e darebbe lavoro soprattutto alle grandi produzioni romane.
I ragazzi che si incontrano per la città dicono di non avere molte speranze. “Sì, conosco Vendola. Anche se sono di destra, mi piace perché è un buon oratore”, dichiara un adolescente seduto con gli amici in un bar del centro. “Non credo, però, di avere un futuro né qui né al nord. Tutti noi ci trasferiremo all’estero”. Lì accanto, all’ingresso del borgo della Bari Vecchia, un anziano venditore è scontento: “In questo mercato coperto non entra nessuno. Noi meridionali siamo abituati a stare in strada. Ma chi ascolta i nostri bisogni?”. Al porto i banchi del pesce di cemento restano inutilizzati. I vecchi pescatori espongono due metri più in là, su cassette di legno, come si faceva una volta.
FONTI: FRANCESCA LANCINI PER LE MONDE DIPLOMATIQUE – GIUGNO 2011
NOTE:
- La giunta comunale e quella provinciale sono governate da due coalizioni di centro-destra fra Popolo della Libertà (di cui è leader Silvio Berlusconi), Lega Nord e altri partiti minori.
- In parlamento sostengono il PD due partiti che però considerano superate le categorie di destra e sinistra: Italia dei Valori e Radicali Italiani. La sinistra fuori dal parlamento è rappresentata da Sinistra Ecologia Libertà, Federazione della Sinistra (Partito dei Comunisti Italiani e Partito della Rifondazione Comunista) e altri partiti minori. Il PD nasce principalmente dall’incontro fra Democratici di Sinistra e La Margherita. Nello Statuto si definisce riformista, europeista e di centrosinistra. Conta circa 700mila iscritti e oltre 7mila circoli.
- In un tentativo di dialogo con la Lega Nord e di andare oltre il governo Berlusconi il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha dichiarato: “Dico che la Lega non è razzista, ma attenzione: a incoraggiare certe pulsioni il razzismo si può produrlo”. Questa affermazione è stata considerata da parte del suo elettorato troppo conciliante. Intervista di Carlo Passera, La Padania, pag. 1-8-9, 15 febbraio 2011.
- Berlusconismo: il potere personale, politico, economico e mediatico di Berlusconi e la sua influenza sulla società. “Mi trovo spesso a domandarmi se il berlusconismo non sia una sorta di autobiografia della nazione, dell’Italia di oggi”, Norberto Bobbio, 1994.
- Regioni “rosse”, cioè dove è più radicata la sinistra, sono considerate alcune dell’Italia centrale: Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana.
- Gli iscritti alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) sono 5.748.269 (dato 2010).
- Secondo la Questura i cinesi che hanno ottenuto un permesso di soggiorno a Prato sono 13mila. Questo dato, però, non comprende gli irregolari e coloro che hanno ottenuto il permesso di soggiorno in altre città italiane. Fonti locali stimano che il numero complessivo di cinesi sia di circa 25mila.
- SEL ha oltre 45mila iscritti (dato novembre 2010) e oltre 500 Fabbriche (dato su circoli non disponibile).
- Comunità virtuale nata all’inizio dell’amministrazione Obama per riunire i sostenitori della campagna elettorale in favore delle priorità legislative del presidente, www.barackobama.com/get-involved.
- Ernesto Galli Della Loggia, “L’orecchino populista”, Corriere della Sera, 21 dicembre 2010. Marco Travaglio, “Il Berlusconi rosso”, Antefatto.it, 8 agosto 2009.
- La maxi inchiesta sul malaffare nella sanità pugliese ha colpito anche la giunta regionale di Vendola e in particolare due esponenti PD: Sandro Frisullo, ex presidente della giunta, è stato arrestato, mentre Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità, è ai domiciliari.
Amministrative 2011
Il voto locale 2011 è stato di rottura e ha inflitto un duro colpo alla destra di Berlusconi. Milano, feudo del berlusconismo, dopo 18 anni di amministrazione di destra è passata alla sinistra. Il nuovo sindaco è Giuliano Pisapia, candidato di SEL appoggiato anche dal PD. A Napoli, martoriata da criminalità organizzata, disoccupazione e rifiuti, ha vinto Luigi De Magistris, candidato dell’Italia dei Valori (partito che considera superate le categorie di destra e sinistra) appoggiato solo al secondo turno del ballottaggio dal PD. Sia Pisapia che De Magistris erano considerati degli outsider. La sinistra ha vinto anche in altre importanti città, come Torino, Bologna, Trieste e Cagliari. A sorpresa la Lega Nord, principale alleato del PDL guidato da Berlusconi, ha perso adesioni anziché aumentarle.