Resistere al Terrore Bianco
Taiwan è diventata una democrazia grazie al sacrificio di migliaia di vittime del cosiddetto Terrore Bianco. Un lungo periodo di repressione di civili e dissidenti taiwanesi ad opera del regime autoritario del Kuomintang, al potere come partito unico nazionalista dal 1949 al 1992. Fra loro c’erano attivisti e futuri leader politici ma anche persone comuni come Fred Him-San Chin, arrestato per errore nel 1971 e rilasciato dodici anni dopo nel 1983.
Fred era un brillante studente di ingegneria chimica, nato in una famiglia di immigrati cinesi in Malesia. Quando nel 1969 aderì al programma universitario per studenti cinesi all’estero, non sapeva che nell’ex Formosa c’era la legge marziale imposta nel 1949 dal dittatore Chiang Kai-shek.
Mentre studiava nella città di Tainan, le guardie del regime lo incolparono di aver partecipato a un attentato contro l’Ufficio d’Informazione statunitense (USIS, United States Information Service), dove si recava per leggere libri e riviste in lingua inglese. La Malesia era stata sotto controllo britannico dal XIII al XX secolo e aveva ottenuto la completa indipendenza solo pochi anni prima, nel 1965. “Sapevo l’inglese, meglio del cinese”, ricorda l’uomo.
Oggi Fred, a 75 anni, accoglie regolarmente i visitatori di tutto il mondo nel Museo Nazionale dei Diritti Umani a Taipei City.
Nelle sue visite guidate mostra quello che un tempo era il centro di detenzione Jing Mei, dove lui stesso fu rinchiuso.
Nella sua accezione più ampia, il Terrore Bianco comprende la repressione antigovernativa del 28 febbraio 1947 che causò da 18.000 a 28.000 morti, la legge marziale durata dal 1949 al 1987 e uno strascico di leggi repressive emendate nel 1992. In quarant’anni almeno 140.000 persone sono state incarcerate, altre migliaia uccise e fatte sparire. Molti oppositori politici hanno conosciuto la prigione e contribuito alla nascita del partito democratico progressista, di cui è esponente l’attuale presidente Lai Ching-te, conosciuto anche come William Lai.
Fred, una volta liberato, ha vissuto da senzatetto per tre anni, vagando privo di documenti, soldi, lavoro e senza il tanto desiderato diploma di laurea. Tuttavia, dopo l’abolizione della legge marziale nel 1987, ha potuto utilizzare il suo ingegno, la predisposizione per le materie scientifiche e l’ottima conoscenza dell’inglese per essere assunto da un’azienda informatica come rappresentante di vendita in molti Paesi stranieri. La sua vita è ricominciata con l’affermazione della democrazia a Taiwan. Si è sposato ed è diventato padre di due gemelli.
Oggi, in pensione, ha un nuovo impegno morale e civile. Nel Museo Nazionale per i Diritti Umani parla per tutti i sopravvissuti che hanno conosciuto l’autoritarismo e non lo vogliono più. E incarna la Memoria di tutti coloro che non ce l’hanno fatta.
L’attuale comprensorio del Museo Nazionale per i Diritti Umani di Taiwan è stato inaugurato nel 2018. Vi appartengono diversi “siti di ingiustizia”: il Jing Mei White Terror Memorial Park e l’AnKang Reception House che si trovano a Nuova Taipei City, e il Memorial Park di Green Island, un’isola nel pacifico dove Fred fu confinato per 8 anni e mezzo, tra il 1972 e il 1981.
Il direttore Hong Shi-fang spiega che l’allestimento museale è iniziato nel 2011 per arrivare ad accogliere il pubblico nel 2018. Uno dei principali obiettivi è promuovere la “giustizia di transizione”, espressione usata dai primi anni Novanta per indicare tutte quelle azioni e pratiche che possono far transitare verso un futuro più giusto e democratico dopo un regime dittatoriale, una guerra civile o un periodo di violazione su larga scala dei diritti umani.
Fred racconta che ancora pochi sopravvissuti al Terrore Bianco hanno avuto il coraggio di raccontare pubblicamente la loro storia. La maggior parte non se la sente di fare riemergere i traumi subiti. Essere un testimone per lui è un’urgenza e una grande responsabilità.